Di frazione in frazione, alla scoperta dei luoghi di culto
Linguaggio della bellezza e della spiritualità, l’arte aiuta a comprendere le radici più profonde della storia di La Thuile accompagnandoci, di frazione in frazione, alla scoperta dei luoghi di culto. Un tuffo nel passato e un cammino di fede che, a partire dall’anno 1000, racconta le vicende delle popolazioni che hanno abitato questa zona di confine. Piacevoli percorsi, da fare a piedi, in auto o con la navetta (in inverno), che partono dalla Chiesa di San Nicola nel Capoluogo e portano alle Cappelle delle diverse frazioni di La Thuile percorrendo due itinerari: il primo verso il Colle San Carlo, fino alla frazione Buic; il secondo a Pont-Serrand, sulla strada che conduce al Piccolo San Bernardo. Itinerari che si dipanano su quella che un tempo era l’unica via di comunicazione con la Francia: la Strada Romana delle Gallie. Le antiche cappelle costruite tra il XVII e il XIX secolo, costellano e impreziosiscono le strade di La Thuile integrandosi armonicamente con il paesaggio circostante e fanno capo alla chiesa parrocchiale di San Nicola, custode di molti preziosi oggetti sacri.
In direzione del Colle San Carlo
La Thuile (1465 m.) - Moulin (1495 m.) - Thovex (1520 m.) - Clou 1528 m.) - Buic (1530 m.)
Dedicata a San Nicola, la chiesa parrocchiale di La Thuile si trova nel Capoluogo. Un antico luogo di culto, silente testimone della storia della comunità, la cui esistenza è testimoniata da un documento risalente al 1093. Si tratta di una pergamena relativa alla prevostura di Saint Gilles di Verrès, che attesta la cessione della chiesa e dell’Ospizio del Piccolo San Bernardo al convento di Saint Gilles di Verrès da parte del vescovo di Aosta, Bosone II.
La parrocchia di San Nicola, che nel 1466 passò alle dirette dipendenze del vescovo di Aosta, nel corso dei secoli successivi subì drammatici saccheggi, fino all’incendio distruttivo del 1794, appiccato dalle truppe francesi. La costruzione attuale risale al 1796: il resto è storia da immaginare e da ripercorrere attraverso i libri e gli archivi di La Thuile, interessantissima perché permette di avere un quadro completo delle movimentate vicende del territorio. La parrocchiale - cui è annessa la canonica - è costituita da un’aula unica, due absidi laterali e il presbiterio. All’interno, le absidi presentano frammenti di altare con colonne tortili, mentre nel presbiterio, dietro la mensa in pietra, si trova un tabernacolo del XVIII secolo, proveniente da un altare del convento di Santa Caterina di Aosta. Di particolare interesse è il crocifisso ligneo, posto in alto all’arco trionfale (databile tra il XV e il XVI secolo). Questo crocifisso è venerato dalla comunità di La Thuile poiché nel 1794 fu protagonista di un fatto prodigioso. Infatti quando i soldati francesi distrussero ogni cosa, anche la chiesa fu saccheggiata e danneggiata, ma il crocifisso, posto sotto la volta, rimase al suo posto. Molti soldati provarono a raggiungere il crocifisso per distruggerlo, camminando sul cornicione interno della chiesa, ma sfortunatamente perirono, per cui tutti gli altri desistettero. Nella volta è ancora possibile leggere l’iscrizione: Haec Christi imago caeteris cunctis bello vastatis 1794 mirabiliter remansit. Deo gratias («Fra tutte le cose distrutte nella guerra del 1794, rimase miracolosamente salva questa immagine di Cristo. Dio sia ringraziato»). Del 1945, invece, i dipinti di Ettore Mazzini che raffigurano episodi della vita di Cristo e di San Nicola, posti lungo l’intero perimetro interno. Lasciata la parrocchiale si percorre via Paolo Debernard e dopo pochi metri si giunge alla Maison Debernard - la biblioteca che spesso ospita mostre ed esposizioni - dove ha sede l’archivio storico che custodisce molti documenti e testimonianze del passato. È infatti possibile trovare alcuni scritti e carte che testimoniano il cambiamento, nei secoli, del nome di La Thuile: dopo l’anno Mille, infatti, l’antica Ariolica romana divenne “Thuilia”, “La Thueilli”, “La Tuile”, un toponimo, questo, che ha dato adito a diverse interpretazioni. Proviene dal termine francese tuile, tegola, perché in zona esistevano cave di ardesia per l’estrazione delle lose utilizzate per la caratteristica copertura dei tetti? Oppure dal cognomen Tullius, forse Tullius Cicero, luogotenente di Cesare nella guerra contro i Galli del 54-52 a.C. che vide gli eserciti romani impegnati sull’Alpis Graia (cioè sul Colle del Piccolo San Bernardo)? Problema ad oggi insoluto ma che, proprio per questo, affascina e incuriosisce.
Proseguendo per la via Debernard si trova la Cappella di San Rocco protettore dei malati infettivi, nata nel 1630 dopo un periodo in cui la peste, portata dall’invasione di 6000 soldati tedeschi, mieté moltissime vittime. All’altezza del municipio, svoltando a sinistra, si imbocca La Lunire, la ripida strada che porta alla frazione Moulin. Dei mulini ad acqua per la macinatura, che le hanno dato il nome, oggi non c’è più traccia, resta invece - centrale tra le costruzioni - la cappella di Sant’Anna.
Edificata nel 1667, poi distrutta dai francesi e ricostruita nel 1742, conserva l’alzata di un altare ligneo dorato e dipinto del XVIII secolo con la statua della santa, mentre le statue di San Giuseppe e San Gioacchino che accompagnavano la figura della madre di Maria sono oggi nella parrocchiale del Capoluogo.
Ritornando verso il parcheggio del Moulin e svoltando a destra arriviamo a Thovex, un tempo una delle principali frazioni del comune, dotata com’era di quelle strutture che garantivano l’autonomia sia agli abitanti che ai viaggiatori di passaggio: la latteria, il mulino, il forno, la locanda. Il suo è un passato di miniera: infatti, si chiama così per la presenza del tufo, usato come pietra da costruzione, mentre “Grand Trou” era la vecchia cava. Qui la cappella del 1767, dedicata a San Giacomo e alla Madonna del Carmine, è in rovina e alcune sue statue lignee (Santa Lucia, Santa Barbara e San Luigi dei Francesi) si trovano nella parrocchiale. Di fronte a Thovex - quasi una sua appendice - la frazione di Clou: un tempo luogo recintato, lo dice il nome, che deriva dal latino clusum. L’interno della piccola cappella di San Lorenzo, eretta nel 1650, è caratterizzato da diverse opere del pittore Vauterin, in particolare quattro tele datate 1825, raffiguranti San Gottardo, Sant’Alessio, “Notre Dame du Tout Pouvoir” e il martirio di Sant’Erasmo. La Madonna con Bambino è invece soggetto di due tele seicentesche: nella prima la Vergine è tra San Giuseppe e Sant’Anna; nella seconda con Santa Barbara e Sant’Antonio. Ultima meta della passeggiata il Buic (cioè boscus, perché alla base della foresta): le sue case si allineano a schiera lungo la strada, caratterizzate dagli androni coperti che permettono l’accesso alle abitazioni. Al centro del villaggio, la fontana con relativo lavatoio, mentre a sud-ovest troviamo la cappella di Santa Lucia. Ottocentesca, costruita al posto di un oratorio preesistente, questa cappella, in precedenza era intitolata a San Défendent. Per questo il Santo è presente nel gruppo scultoreo del XIX secolo - opera di un artista locale – insieme alla Pietà, a Santa Barbara e a Santa Lucia. All’interno anche un elemento insolito per un luogo di culto, ma perfettamente comprensibile, visti i trascorsi: si tratta dell’antica pompa usata dagli abitanti del Buic per domare e spegnere gli incendi.
In direzione del Piccolo San Bernardo
Entrèves (1460 m.) - Petite Golette (1485 m.) - Pont-Serrand (1602 m.)
Dall’ufficio di Informazioni Turistiche ci dirigiamo ad Entrèves, passando il ponte sul Rutor. Questa posizione - tra i torrenti Rutor e Dora di Verney - ha valso il nome alla frazione. Infatti Entrèves significa “tra le acque”. È Santa Barbara la patrona della cappella in stile neogotico di questa frazione. La Santa era venerata dagli abitanti che le attribuirono il merito di aver evitato al villaggio il rovinoso incendio del 1794, che invece coinvolse e distrusse gli altri centri. La costruzione attuale risale a circa cent’anni dopo (1876). La statua della Santa è posta sull’altare ligneo insieme a San Giuseppe, così com’è raffigurata su una delle cinque tele che contornano l’altare stesso. Da segnalare il dipinto della Vauterin con il martirio di Sant’Erasmo. Dalla cappella di Entrèves proviene anche la Pietà scultorea del XVIII secolo che si trova nella sagrestia della parrocchiale. Questa bellissima cappella, nel 2011, è stata oggetto di un importante restauro ad opera del gruppo Alpini di La Thuile.
Da vedere anche l’edificio accanto alla cappella, risalente al 1800 e il complesso rurale con casa padronale e cascina che si trova di fronte. Queste costruzioni sono caratterizzate dai tetti a padiglione. Da Entrèves si procede verso la Petite Golette e si giunge alla cappella della Visitazione, scena raffigurata in una tela del XVIII secolo e inserita nell’altare in legno dello stesso periodo. In deposito presso la chiesa parrocchiale sono invece le statue della Vergine incoronata, di San Nicola, di due angeli con strumenti della passione e un gruppo scultoreo della Pietà dipinto e dorato (XVI secolo), attribuito a uno scultore aostano.
Proseguendo lungo la strada statale che conduce al Colle del Piccolo San Bernardo, dopo tre chilometri si giunge all’abitato di Pont-Serrand. Il ponte attuale risale al 1872, ma già al tempo dei Romani e della Strada per le Gallie esisteva il viadotto, indispensabile - ieri come oggi - per superare la profonda gola rocciosa nella quale scorre la Dora di Verney. Nello spazio angolare delimitato dalla vecchia e dalla nuova strada per il confine, si trova la cappella di San Bernardo da Mentone (patrono degli alpinisti e dei viandanti), sulla cui facciata si può ammirare il dipinto raffigurante San Bernardo, che tiene a bada un drago incatenato. Costruita una prima volta nel 1471, venne rifatta a metà Seicento: al suo interno, ancora una scultura lignea del Santo posta sull’altare. La particolarità sta nella grata che separa la zona riservata all’officiante da quella dei fedeli, unico esempio di questo tipo di divisorio nel terreno di La Thuile. L’intero villaggio merita una visita accurata: nonostante gli edifici siano stati ristrutturati, si possono notare ancora le tipologie costruttive del passato, sia nelle case lungo la strada - per lo più destinate all’abitazione - che nelle strutture esterne di carattere rurale, compresi i resti del mulino di Pont-Serrand, una volta azionato da una ruota idraulica.