SENTIERO 2 - SALINI – (viola)

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SENTIERO 2 - SALINI – (viola)
Difficoltà: E escursionistico impegnativo
Durata 2h.00


Il sentiero “Salini” ha inizio poco sopra la località Preylion (quota 1.558 m) e giunge al fabbricato detto “Baraccon” (quota 1.875 m). Dopo aver costeggiato un grosso muraglione in pietra, che proteggeva la frazione Buic dalla soprastante discarica di inerti minerari, il sentiero diventa mulattiera.

A quota 1.686 m si sfiorano dei ruderi ed un vecchio ingresso minerario sul cui fronte trovasi una piazzola creata grazie al riporto del materiale di escavazione. Tale “bocca” di miniera era denominata ingresso “Paris” (N. 10). Salendo, a quota poco superiore (1.730 m), dopo aver raggiunto ed oltrepassato prima un altro muraglione e successivamente un “sondaggio” (escavazione in roccia lunga circa 10 metri realizzata al fine di verificare il possibile sfruttamento di un filone minerario –N.11) si raggiunge un rudere, forse il dormitorio dei minatori.

Di seguito, guadagnato un ampio spazio – anch’esso realizzato artificialmente con riporto del materiale di risulta minerario-, si costeggia un primo ingresso denominato “Col Croce” (N. 3 a quota 1.738 m, oggi opera di presa dell’acquedotto comunale).
Oltre ad essere utilizzato come miniera estrattiva, tale accesso servì per accelerare i lavori di costruzione del progettando tunnel che permise dagli anni ’30 il trasporto dell’antracite dal campo minerario del Preylet (quota 1.491 m) sino alla località Arpy (quota 1.738 m). La particolare posizione dell’accesso “Col Croce”, situata a poche decine di metri dalla metà passaggio del futuro tunnel permise agli operai di realizzare l’escavazione nelle due direzioni di Arpy e Preylet dimezzando i tempi di esecuzione dell’opera.

Pochi metri dopo, a ridosso della parete, è presente un piccolo ingresso, oggi chiuso precauzionalmente, che fungeva probabilmente da “sfiato” (N.2).
Giunti a un bivio a quota 1.730 m si può svoltare a destra e continuare la salita, in alternativa procedere diritti lungo il pianoro. Proseguendo in piano si giunge ad un grosso rudere a pianta rettangolare, nelle cui vicinanze con tutta probabilità insisteva la partenza della teleferica che giungeva sino a La Balme (nei pressi del rudere sono allineati grossi blocchi in cemento armato in cui sono annegati dei ferri che potevano costituirei basamenti della probabile partenza).

Successivamente, poche decine di metri dopo, si costeggia un secondo ingresso denominato “Salini” (N. 1) posto a quota 1.730 m, oggigiorno anch’esso opera di presa dell’acquedotto comunale. Da tale accesso non venne mai estratto materiale ma servì unicamente per accelerare i lavori di costruzione del tunnel “Preylet-Arpy” (come per l’ingresso “Col Croce”). Il pianoro si conclude presso un’ampia piazzola realizzata con l’accumulo di materiale di escavazione.

Fino all’anno 1965 sulla piazzola era esistente una rete ferroviaria con binari tipo Decauville. Locomotori e vagoncini colmi di antracite percorrevano il lungo pianoro in direzione sud-nord. Svoltando invece a destra al predetto bivio, il sentiero sale attraverso un canalone spoglio di vegetazione a causa delle valanghe.

Oltrepassato un lungo muraglione in pietra sulla sinistra, si incontrano un vecchio ingresso minerario ormai crollato (N. 33) ed uno sfiato. Proseguendo, sia sulla destra che sulla sinistra, si possono scorgere alcuni piccoli accessi e “sfiati” che costeggiano il sentiero (N. 5 e N. 7). Gli stessi furono ostruiti, ai fini della sicurezza, all’epoca delle chiusure delle miniere con pietrame vario e terra.

Proseguendo nella direzione “Baraccon” è ancora parzialmente visibile, seppur franato, l’ingresso (N. 6), posto in prossimità del bivio per il sentiero “Paris”, a quota 1.808 m, subito dopo il paletto 14. Proseguendo ancora per una decina di minuti, poco prima di giungere al ponticello sul torrente Petchou, in corrispondenza di una grossa pianta caduta parallelamente al percorso e di alcuni muretti curvi sovrapposti, si trovano dei ripidi pendii erbosi sulla cui sommità insistono due “bocche” di miniere (o sfiati? N. 16 – N. 17).

Purtroppo oggigiorno non esiste più il sentiero che in passato guadagnava le due “bocche” di miniera, quindi raggiungere i due ingressi comporta la percorrenza di tratti ripidi e pericolosi (dislivello del sentiero circa 40 m), a causa della presenza di zone franose, numerose piante cadute e roveti che ostruiscono il passaggio.

Salini, come Damiano Avancini (di cui al punto 5) fu un tecnico incaricato negli anni ’30 dalla Società Ansaldo-Cogne per la gestione ed il controllo delle miniere. Con tutta probabilità il settore o la miniera dove il tecnico prestò servizio ne assunse il cognome (come ad esempio il Sig. Damiano Avancini per il “Ribasso” Avancini).

Download: Hiking_map.pdf

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